Ecco. Il Covid-19 ha aperto il vaso di Pandora. Tutte le politiche sociali condotte fino ad oggi, che, a dispetto della Legge 106/16, hanno continuato a relegare il terzo settore a semplice comparsa di un mediocre cinepanettone, hanno messo in luce la loro ventennale inadeguatezza. Cattive politiche, viene da dire, che non hanno guardato agli interessi generali dei cittadini bensì agli interessi particolari del singolo. Nonostante il confinamento imposto al terzo settore, anche in questi tempi di quarantena, le associazioni di promozione sociale hanno, tuttavia, continuato a portare avanti la loro mission (a lavorare da casa, on-line, al telefono) per regalare ai più deboli, accanto ad altre importanti e insostituibili categorie, uno spaccato di umanità, sostenendoli e consigliandoli in questo inedito e difficile momento storico per il nostro paese. Quanto che sta accadendo, dovrebbe insegnare alla nostra politica:
- L’indispensabilità di un efficace decentramento istituzionale che veda gli ETS (Enti del Terzo Settore) così come affermato anche dal Presidente Mattarella “come pilastro portante della vita della Repubblica” e, quindi, come parte attiva nella articolata realizzazione delle politiche sociali;
- L’importanza di condividere, con il terzo settore, la riflessione sulle future strategie ed interventi di costruzione sociale;
- L’improrogabile necessità dell’estensione del sostegno previsto per le imprese anche alle organizzazioni del terzo settore, del volontariato e dell’associazionismo.
Bisogna agire subito!
Questo triste evento impone a tutti noi decisioni importanti e definitive non solo se si vogliono tutelare i più deboli e i più indifesi, il cui numero sarà cresciuto al termine della pandemia causa l’aumento delle difficoltà materiali e marginalità sociali cui saranno stati costretti nel frattempo, ma anche per prevenire e/o arginare future situazioni simili. Occorre programmare la costruzione di un grande, e nuovo, progetto politico che sia finalmente il punto di riferimento ideale e morale per milioni di persone, dando il buon esempio e promuovendo finalmente la politica come “servizio” attraverso un concreto, e non solo formale, processo di riconoscimento del terzo settore come argine alla deriva del welfare e come significativa opportunità di crescita per tutto il sistema paese, soprattutto in considerazione della sua capillare diffusione attraverso la miriade di presidi presenti su tutto il territorio nazionale. Non bisogna dimenticare, infatti, proprio la grande rilevanza delle associazioni di volontariato ricoperta nel sistema di protezione sociale. Il loro coinvolgimento rappresenta una grande occasione per affrontare esperienze in grado di far maturare il senso civico entrando in contatto con le regole del vivere una comunità per tutelarla nella sua totalità. Il terzo settore, così concepito e vissuto, è una grande palestra di cittadinanza in grado di unire tutte le generazioni. In modo particolare, quelle dei territori più svantaggiati del nostro paese. Oggi più che mai, esso rappresenta un primo e fondamentale argine alla grave crisi economica e sociale in cui tutti, nessuno escluso, saremo coinvolti.
di Simona Costamagna