Il 15 marzo viene globalmente ricordata come la Giornata mondiale dei diritti dei consumatori. La data è stata scelta per ricordare il giorno in cui, nel 1962, il governo di John F. Kennedy emana le prime leggi a tutela del consumatore.
Tuttavia, quest’anno c’è poco da festeggiare. Gli effetti dei recenti avvenimenti bellici sul portafoglio delle famiglie stanno cominciando a farsi sentire e, purtroppo, già dal prossimo aprile le ripercussioni si faranno più serie. Non si può ignorare il fatto che all’incremento dei prezzi al consumo concorrerà anche la crescita dei prezzi del trasporto, delle plastiche per il packaging alimentare e dell’uso dell’energia per l’essiccazione della pasta e la cottura dei forni.
Il Food Price Index della Fao che monitora i prezzi dei principali beni alimentari a livello mondiale dichiara che a febbraio 2022 ha raggiunto 140,7 punti: un massimo che non si toccava da febbraio 2011.
In una società basata sul mercato, infatti, i consumatori rivestendo un ruolo fondamentale nel panorama socio-economico sono le prime e principali vittime delle impennate dei prezzi. Come l’emergenza Covid anche l’inflazione di guerra – senza i dovuti e tempestivi interventi del governo – diventerà un’emergenza delle famiglie che spendono già metà o più del loro reddito in beni alimentari ed energetici.
Diventa quindi indispensabile oltre che urgente che il governo provveda a varare interventi che tutelino, indennizzandoli, tutti i consumatori con particolare attenzione ai consumatori più vulnerabili prima che i rincari raggiungano vette inaccessibili ai più con conseguenze sociali e pressioni politiche sul governo difficilmente arginabili.
E’ d’obbligo celebrare il 15 marzo con atti concreti non solo con eventi e incontri fine a se stessi.
Altrimenti si tratta solo di fumo negli occhi.