AGENDA 2030 E NEW GREEN DEAL EUROPEO: DI COSA SI TRATTA?
di Simona COSTAMAGNA
Le minacce principali alla sostenibilità e alla salvaguardia ambientale che, attualmente, l’intero pianeta si trova ad affrontare sono molto variegate e, allo stesso tempo, collegate tra loro. Già nel 2018 il World Economic Forum (WEF) metteva in guardia la comunità internazionale, presentando a Davos un report denominato Global Risks Report 2018 in cui venivano individuati i principali rischi ambientali che incombono tuttora sull’intera umanità:
eventi meteorologici estremi;
la perdita di biodiversità e il collasso dell’ecosistema;
i grandi disastri naturali;
i disastri ambientali creati dall’uomo;
il fallimento della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici (carestie, siccità, scioglimento dei ghiacciai, distruzione delle barriere coralline, depauperamento delle specie vegetali e animali, migrazioni forzate a causa di inondazioni e catastrofi naturali).
Questi fenomeni, già in corso ed in continua crescita, sono stati considerati dagli studiosi tra i rischi più probabili in mancanza di interventi tempestivi, ambiziosi e concreti. La crescita esponenziale delle grida d’allarme, ha attirato sempre più l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema della sostenibilità, determinando da un lato un impatto sempre più crescente sull’agenda politica internazionale ed europea, dall’altro “imponendo” a tutti i Paesi di cooperare – il più rapidamente possibile – per la produzione congiunta di riforme sociali, ambientali ed economiche coerenti (in ottica “green”). Frutto dell’impegno profuso da tutti i Paesi è stata l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e il nuovo Green Deal Europeo. Obiettivo comune: armonizzare le esigenze di sviluppo economico dei Paesi e, in generale, il progresso della razza umana con la preservazione delle le risorse del pianeta, la tutela dell’ambiente e la salvaguardia della biodiversità.
Ma in cosa consistono, esattamente, l’Agenda 2030 per lo sviluppo Sostenibile e il Green Deal?
Capiamolo insieme:
L’Agenda 2030
è un programma d’azione globale predisposto con lo scopo di proteggere il pianeta incrementando lo sviluppo sostenibile;
è il risultato delle conferenze ONU che si sono tenute su questo tema nel 1992, 2002, 2012 e sugli obiettivi di sviluppo del Millennio scaduti alla fine del 2015;
costituisce il nuovo quadro di riferimento globale per l’impegno nazionale e internazionale volto ad individuare strategie condivise per affrontare le grandi sfide globali, come ad esempio – appunto – la povertà estrema, i cambiamenti climatici, il deterioramento del suolo e dell’ambiente e in generale, le crisi sanitarie e i fenomeni migratori;
è valido per qualsiasi Paese ed individua gli obiettivi principali ed imprescindibili per conseguire entro il 2030 uno sviluppo sostenibile del pianeta, nello specifico: 17 obiettivi e 169 sotto-obiettivi ad essi associati, raggruppati in cinque principi fondamentali (le 5 P; in inglese: people, planet, prosperity, peace, partnership) quali:
le persone;
il pianeta;
la prosperità;
la pace;
la collaborazione (partenariati).
Il Green Deal Europeo
è un documento programmatico, predisposto dalla Commissione Europea, con lo scopo di trasformare i problemi climatici e le sfide ambientali in opportunità di sviluppo sostenibile per tutti i comparti politici, favorendo il cambiamento dei comportamenti secondo una visione equilibrata, giusta ed inclusiva per tutti gli esseri viventi. Più precisamente si tratta di incoraggiare l’uso efficiente delle risorse attraverso la trasformazione dell’attuale modello di produzione e consumo in uno più pulito, circolare, volto a risanare la biodiversità e ridurre drasticamente l’inquinamento.
Con questo piano d’azione, infatti, l’Unione Europea punta al raggiungimento di un tasso di decarbonizzazione dell’economia pari a zero-emissioni entro il 2050 attraverso la predisposizione di una legge. Per la prima volta, infatti, è stata emanata ed è entrata in vigore la Legge europea sul clima (Regolamento CEE/UE 30 giugno 2021, n. 1119) che “stabilisce l’obiettivo vincolante della neutralità climatica nell’Unione entro il 2050” e “istituisce un quadro per progredire nel perseguimento dell’obiettivo globale di adattamento”: il “traguardo” zero-emissions entro il 2050 è diventato un vero e proprio obbligo giuridico vincolando legalmente tutti i Membri Europei.
In generale, il “Patto Green” mira a trasformare l’Unione Europea nel primo blocco continentale “climaticamente neutro” entro un trentennio, perseguendo politiche di riforma che coinvolgono tutti i settori economici inclusa l’edilizia, la biodiversità, l’energia, il cibo e i trasporti, inoltre comprende (in caso mancato rispetto da parte dei Paesi Membri delle tempistiche concordate di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra) possibili sanzioni sul carbonio.
Il Piano prevede inoltre:
un programma d’azione per incentivare l’economia circolare;
il costante monitoraggio riguardo la sua efficacia ed efficienza e (se necessario) l’eventuale rettifica di tutti gli strumenti politici relativi al clima, incluso il Sistema di scambio di quote di emissione (ETS – dall’inglese Emission Trading System), strumento messo in campo appositamente per ridurre l’inquinamento dell’aria;
il programma “Dal produttore al consumatore” e il riconoscimento del maggior valore della prestazione (che ricompenserà i coltivatori a fronte della gestione e dello stoccaggio del carbonio nel suolo, di un migliore utilizzo dei nutrienti, di una contrazione delle emissioni…) rispetto alla conformità;
un riesame della Direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici (Direttiva 2003/96/CE del Consiglio) che analizza approfonditamente i finanziamenti ai combustibili fossili e le esenzioni fiscali (trasporto aereo, trasporto marittimo);
una politica di mobilità sostenibile e intelligente e un piano forestale dell’UE che avrà come priorità il rimboschimento, la protezione e la riqualificazione delle foreste in Europa.
La previsione in termini percentuali della riduzione della quota delle emissioni globali, qualora tutti i piani riescano ad essere realizzati con le modalità e la tempistica prevista, sarà pari all’1%.
E’ bene tenere sempre presente che lo Sviluppo sostenibile non riguarda solo l’ambiente. A distanza di quattro anni dalla ratifica dell’Agenda 2030 ed a poco più di uno della Legge Europea sul Clima, è sempre più inconfutabile la crescita esponenziale della consapevolezza acquisita dalla società civile riguardo l’indispensabilità e l’improrogabilità dell’impiego di un approccio istituzionale integrato e di parametri di riferimento concreti, per realizzare il cambio di paradigma socio-economico di cui l’intera umanità, ormai, ha impellente bisogno.
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