Comunità energetiche: cosa sono e quali benefici offrono alle famiglie e ai consumatori
a cura di Alessandro Stirpe
Nate nel Nord d’Europa come innovative sperimentazioni sulla neutralità climatica, diventano rapidamente un fenomeno globale: sono le “Comunità Energetiche”.
Di cosa si tratta? Le Energy Community non sono altro che piccoli, medi o grandi raggruppamenti di autoconsumatori di energia proveniente da fonti rinnovabili.
La finalità della loro unione è triplice: produrre energia elettrica pulita, condividerla e consumarla direttamente sul posto.
Elencare i concetti alla base di questa buona pratica, significa sostanzialmente leggere il manifesto del futuro delle sostenibilità: contrasto allo sperpero energetico, sostegno al mercato dell’energia green, stimolo all’utilizzo di impianti fotovoltaici, riduzione delle emissioni di anidride carbonica, velocizzazione del raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 per il 2050.
Appurato che il processo è costruito su basi solide, condivisibili e già diffuse in tutto il mondo, come si procede? In che modo si costituisce una comunità energetica rinnovabile o CER?
L’input può nascere da un soggetto pubblico privato o anche semplicemente da comunità territoriali che vivono nello stesso quartiere. Successivamente, si dovrà localizzare il punto in cui installare l’impianto di produzione dei provetti prosumers (utenti che non si limitano al ruolo passivo di consumatore ma partecipano attivamente alle diverse fasi del processo produttivo).
Fatto ciò, si avvierà un confronto con il distributore che a sua volta attiverà un “sondaggio” al termine del quale si potranno conoscere i soggetti potenzialmente interessati ad aderire alla rete. Una volta formalizzato il report finale da quest’ultimo, le persone o gli enti promotori, potranno costituirsi in un soggetto giuridico e cominciare a godere delle riduzioni.
Ma riduzione in quali termini? Cominciamo dai 110 euro che lo Stato riconosce come incentivo per ogni megawattora scambiato; poi ci sono 10 euro che vengono conferiti direttamente dall’Arera come rimborso per la sospensione dell’utilizzo della rete e a ciò aggiungiamo ulteriori 50 euro per il mancato acquisto di energia. Il conto? Presto fatto: i membri delle comunità energetiche risparmiano circa 170 euro ogni MWh!
La conferma della convenienza per famiglie e consumatori, è suffragata da innumerevoli studi, progetti pilota, rapporti e ricerche tra i quali spicca quella di EcoMil – piattaforma leader di equity crowdfunding – che mette in rilievo due dati che meritano un’ampia riflessione.
Il primo: a oggi, già un milione di cittadini europei fa parte di una o più comunità energetiche rinnovabili.
Il secondo: se il ritmo di crescita e adesione rimarranno costanti, nel 2050 – questo milione – potrebbe trasformarsi, in 260 milioni.
La conseguenza più immediata sarebbe questa: si genererebbe con un sistema altamente tecnologico ad impatto zero, economico e sostenibile oltre il 45% della domanda di elettricità dell’intera UE.
E’ forse per questo che Acea, A2A, Hera, Iren e molte altre società europee e internazionali sono “particolarmente” attente allo sviluppo delle potenzialità dell’autoconsumo collettivo? Se la lungimiranza è ancora una dote imprenditoriale, si.
Ora, la panoramica sul tema – al di là delle macroscopiche evidenze globali – sarebbe parziale se non concludessimo con un aspetto tanto importante quanto trascurato del promettente fenomeno.
Infatti, i benefici delle CER, non sono solo economici o ambientali.
Esse rappresentano vere e proprie rampe di lancio verso una “transizione culturale” oggi quanto mai urgente: il passaggio da una governance high-carbon che ha generato devastazione dell’ecosistema, estinzioni, fibrillazioni geopolitiche, instabilità, diseguaglianze e guerre, a un modello di società con gestione simultanea e lineare delle problematiche ambientali, sociali, economiche, è ormai improrogabile.
Sir Paul McCartney si domandava: “ … deve pur esserci un modo migliore per fare le cose che vogliamo, un modo che non inquini il cielo, o la pioggia o la terra” e oggi forse potremmo rispondergli: “come together Paul! Lo abbiamo trovato!!”