È unanime il consenso del mondo scientifico sul fatto che l’obesità sia una malattia multifattoriale, estremamente complessa, cronica e che poco o nulla ha a che vedere con la forza di volontà dell’individuo. Ad oggi però, lo stigma sociale sul peso e la sua interiorizzazione affligge in modo assai precoce e pervasivo persone adulte e bambini affetti da sovrappeso, obesità e non solo!
La letteratura mostra come ci sia una chiara correlazione tra interiorizzazione dello stigma e disturbi del comportamento alimentare, la cui età di insorgenza ormai sempre più spesso precede persino l’adolescenza. La maggior parte degli interventi sulla gestione del peso più diffusamente impiegati si basano su dieta e incremento dell’attività fisica, dando per scontate le abilità di compliance, ovvero la capacità di attenersi alle regole, ed esponendo così la persona al fallimento che rafforzerà lo stigma e la sua interiorizzazione. È essenziale contrastare lo stigma sul peso e la sua interiorizzazione per promuovere e incoraggiare in generale il benessere psicofisico modificando il contesto di vita che aggrava e favorisce l’incremento ponderale, uno stile di vita non salutare e l’insorgere di patologie croniche psicologiche e fisiche ad esso correlate.
L’interiorizzazione dello stigma sul peso, a prescindere dall’indice di massa corporea, è strettamente correlata al disagio psicologico, fisico e difficoltà nello scegliere abitudini salutari sin da quando si è bambini. Questo significa che lo stigma produce l’effetto opposto rispetto a ciò che sarebbe necessario e che, paradossalmente, si vorrebbe ottenere.
Contenuti prodotti nell’ambito delle iniziative a favore di consumatori e utenti per emergenza sanitaria da COVID-19 promosse dalla Regione Lazio, realizzate con Fondi Ministero Sviluppo Economico (riparto 2020).
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